Etica e virtu’ nei centri scout. Un’utopia, una speranza, un impegno
Uno studio dell’Ocse, Trust in Government, analizzando comparativamente la situazione di 29 Paesi nel mondo nei riguardi della corruzione (purtroppo, fortemente presente in Italia) evidenzia la necessità che, sin dai primi anni di vita, si insegni e si faccia esercitare l’etica della buona cittadinanza. Lo stesso rapporto richiama la responsabilità di tutte le istituzioni chiamate ad aver cura della crescita dei buoni cittadini.
Baden-Powell, sin negli ultimi scritti, precisava che scopo dello Scautismo “è di formare cittadini sani, felici e in grado di aiutare il prossimo; di sradicare il ristretto egoismo, sostituendolo con un più vasto ideale di abnegazione e di servizio per la causa dell’umanità; e in tal modo di sviluppare una reciproca buona volontà e spirito di cooperazione”[1].
E’ un chiaro richiamo all’etica e all’esercizio delle virtù. La virtù è una disposizione abituale a fare il bene. Va promossa e coltivata nella quotidianità. L’invito di B.-P. a compiere almeno una buona azione al giorno va in questo senso. Mi riferisco principalmente alle virtù umane e civiche che bene interagiscono con quelle promosse dalla religione, anzi ne favoriscono la maturazione. Ogni ragazzo arriva al Centro Scout con tutto se stesso, le risorse, i limiti, i valori, i disvalori, lo stile di vita, le competenze, le virtù, le passioni, le ansie … Occorre fare in modo da favorire l’emergere delle sue potenzialità, valorizzarle adeguatamente e potenziarle. Certamente il Centro Scout non è il toccasana, ma è un ambiente educativo che – se ben gestito – può fare tanto.
Infatti, é importante non considerare il Centro Scout come bene di consumo dal quale pretendere tutto o da usare come si vuole, ma spazio dinamico con il quale interagire responsabilmente e ove adulti e ragazzi vivono esperienze che lasciano una traccia in ciascuno. Anche nei Centri Scout è necessario darsi da fare con determinazione per la creazione di una nuova cultura dell’integrità, capace di orientare i comportamenti delle nuove generazioni e quindi di rendere ogni “spazio educativo” (il Centro Scout lo è) spazio di vita etica, ove mediante percorsi congiunti del sapere, del fare e dell’essere matura la coscienza di una persona, si favorisce la conoscenza e l’esercizio del bene, si cresce in competenza, responsabilità e autonomia. Non c’è, infatti, vera competenza senza consapevolezza di ciò che si fa o che si fa fare.
Può sembrare utopico ciò, ma l’utopia e il nostro “darci da fare” per realizzarla ci fanno raggiungere obiettivi elevati. E’ una sfida per tutti: richiede coraggio, impegno, competenza e costanza.
Il vivere eticamente è il prendersi “cura di sé, cura degli altri, cura delle istituzioni” (P. Ricoeur). Si matura la capacità di prendersi cura sin dalla nascita, grazie all’impegno e all’esempio di educatori-accompagnatori e alla vita in ambienti che favoriscono l’esercizio delle virtù. L’etica della cura interagisce con l’etica della giustizia grazie ad un’idea di bene (il cosiddetto bene comune) che accomuna l’io e l’altro. E’ la disponibilità ad “essere pronti” per l’altro che caratterizza l’agire con cura.
Un Centro Scout, “spazio significativo” ove memoria e progettualità interagiscono, ove arrivano adulti e giovani con culture ed esperienze diverse, con motivazioni variegate (o talora carenti di motivazione) può essere ambiente idoneo alla maturazione di desideri ed appetiti positivi. E’, infatti, l’appetito che causa l’orientamento all’agire. Senza appetito si diventa anoressici! L’appetito del bene spinge ogni ragazzo a diventare protagonista e a spendersi per crescere e per far crescere. Penso metaforicamente ad un ristorante che riempie la strada di buoni profumi, presenta piatti che stimolano occhi, pancia e cervello, offre anche la possibilità di imparare a cucinare piatti prelibati e, nel contempo, coinvolge i clienti competenti nel mettere a frutto ciò che sanno fare. L’esempio, l’apprezzamento e il fraterno accompagnamento trascinano verso il bene.
Che cosa fare, allora?
Di seguito alcuni suggerimenti che potranno essere arricchiti grazie ai percorsi di esperienza e riflessività maturati in ogni Centro Scout:
- Accogliere e agire con volto sorridente e con spirito di fraternità.
- Far conoscere e apprezzare le regole del Centro Scout, lo stile che si richiede, l’uso adeguato di tempi, spazi …..
- Offrire possibilità di vivere buone esperienze (relazionalità, attività, ….).
- Garantire la comprensione e il rispetto delle norme.
- Promuovere staff (capi, animatori, servizio …) che diano buon esempio e orientino verso il bene (legge scout, stile, competenza, accompagnamento, relazionalità positiva …).
- Favorire dialogo, interazione e scambio, stimolando il superamento di comportamenti autoreferenziali e di chiusura.
- Aprezzare e diffondere buone pratiche, aiuto e apprendimento reciproco (ad es. valorizzare le risorse presenti nei gruppi ospiti: un giorno alla settimana si potrebbero organizzare dei laboratori intergruppo gestiti da esperti presenti nelle varie unità scout; ogni gruppo potrebbe presentare la carta delle buone pratiche e dello stile che s’impegna a vivere nel Centro Scout; ogni gruppo – o anche singoli scout- fa qualcosa di concreto a favore degli altri e del Centro …..).
- Favorire periodiche occasioni di confronto, di verifica, di formazione (ad es. un incontro settimanale dei capi presenti; incontri su tematiche educative, sociali, ambientali … con testimoni/esperti anche esterni al Centro Scout …..)
- Coinvolgere gli ospiti nella cura dell’ambiente, nel servizio, nella manutenzione, nel rendere più bello e accogliente ogni luogo.
- Aiutare le unità e le persone ad inserirsi positivamente, a superare ogni forma di chiusura, di disagio o di violenza; a sostenere i più deboli, a maturare in solidarietà e responsabilità, nonché in competenza; a risolvere pacificamente eventuali conflitti; a scoprire l’altro come risorsa ed amico.
- Favorire l’interazione tra generazioni e competenze diverse: giovani, adulti e anziani impegnati in un comune progetto che si aiutano reciprocamente a fare del proprio meglio in spirito di solidarietà e di sussidiarietà.
- Preparare e dare ad ogni ospite una semplice e chiara “Carta delle virtù” da esercitare nel Centro Scout, al fine di favorire la verifica personale e comunitaria.
- Proporre attività comuni tra appartenenti a unità diverse (hikes, giochi, esplorazioni, laboratori, servizi …).
- Avere spazi adeguati e ben curati (buon e bello) per specifiche attività (manualità, spiritualità, dialogo …..).
- Favorire un uso corretto delle risorse e dei materiali, il riciclo, la raccolta differenziata, il risparmio energetico; apprezzare puntualità, cortesia, linguaggio, responsabilità, autonomia ….
- Curare la trasparenza nelle decisioni, nei bilanci, nell’organizzazione, nei ruoli ….
- Curare la formazione continua dei volontari e stimolare l’inserimento di nuove risorse umane.
Naturalmente sono necessari l’interazione coi capi delle unità presenti nel Centro Scout e il loro coinvolgimento, in maniera da condividere percorsi comuni e garantire ad ogni ragazzo adeguate opportunità di crescita all’interno della sua progressione, al fine di evitare che l’esperienza vissuta nel Centro Scout non sia un evento episodico e decontestualizzato.
La Legge scout e la fede religiosa orientano nel cammino di acquisizione delle virtù e aiutano a progettare e verificare tale itinerario.
Il positivo cammino comune dei vari Centri Scout aderenti alla Rete nazionale favorisce il confronto, la riflessione, la condivisione di speranze e progetti, il superamento delle difficoltà, nel rispetto e nella valorizzazione della specificità di ogni Centro Scout.
Giovanni Perrone (Rete dei Centri Scout Italiani) – www.centriscout.org
Aprile 2016
[1] Nota di addio ai miei fratelli e sorelle capi di scout e di guide, in Taccuino, ed. Ancora, Milano, 1976